Pubblicato su politicadomani Num 90 - Aprile 2009

Note di storia urbanistica
Sulle origini naturali e urbane
di Marano di Napoli


Dai canaloni scavati dal lento defluire nel tempo dell'acqua, ai primi villaggi, alle abitazioni con corti e orti-giardino come forme di paesaggi nascosti

Lungo le propaggini settentrionali della Collina dei Camaldoli esistono centri di origini rurali che nel medioevo erano casali governati dall'Università di Napoli; uno di questi è Marano di Napoli.
Il territorio della zona a nord-ovest di Napoli, raccontano i vulcanologi, è ciò che resta di un imponente edificio vulcanico esistente in un passato remoto. Milioni di anni fa, in seguito a forti esplosioni, l'edificio collassò generando gli attuali Campi Flegrei: un paesaggio costellato di bassi crateri vulcanici ormai quasi tutti spenti. La zona a nord, in apparenza mite, si è plasmata prevalentemente in una trama di reti idrografiche per effetto dell'erosione dell'acqua piovana.
L'etimologia del termine Marano, dice Domenico De Luca, narratore e memoria vivente delle microstorie locali nel suo libro "Introduzione etimologica alla geomorfologia storica di Marano", trae origine dalla particolarità del paesaggio e dalla sua orografia. Il nome deriva dall'osco maraheis il cui significato è "tra i canali". Quindi, capire oggi le origini della storia urbanistica della città significa indagare su quest'antico mondo costituito da canaloni, da cupe, come sono denominati nell'originale toponomastica locale. Un approfondimento che ci può condurre a comprendere l'essenza dei luoghi, il "genius loci".
La città storica si è generata su questa trama, ne ha rispettato i segni e nel tempo li ha trasformati in urbis, attraverso la lenta sedimentazione degli interventi umani.
All'origine di quest'antropizzazione i canali hanno costituito i naturali accessi al territorio. Essi sono ancora riconoscibili nella successione delle strade che attraversano il centro urbano e in particolare quello storico.
I due principali canali che costituiscono la struttura urbana sono:
- via San Castrese, via Parrocchia, Corso Vittorio Emanuele, stretta del Mulino e largo San Giovanniello, e via Baracca;
- Cupa Malizia, via Defrido, Via Roma, via Speranza (Cupa Fredda), via Ranucci e via Sconditi.
Mentre nel letto di queste strade-torrenti scorreva l'acqua nei periodi di pioggia, oltre gli argini e le creste si organizzavano la vita agricola, le abitazioni e i primi villaggi. Il salto di quota tra il piano del canalone e il bordo superiore degli argini, permetteva di caricare i carri con le derrate agricole in modo agevole e funzionale.
I luoghi con il tempo si trasformano. Con la crescita demografica, poi, aumentano le trasformazioni: lungo le fiancate, dove i muri di contenimento avevano già sostituito i naturali bordi dei canaloni, cominciarono a svilupparsi le abitazioni. Le facciate principali degli edifici, con gli ingressi sul fondo del canalone, gli androni e gli orti giardini costruiti seguendo i terrazzamenti agricoli diventano le tipologie prevalenti che costituiscono la città.
È all'interno di questa rete naturale che si organizza la gerarchia dei luoghi: oltre la distribuzione delle abitazioni, si collocano le piazze, i depositi delle derrate agricole, le chiese, e le altre strutture e spazi urbani.
A tagliare questa trama, che da monte scendeva a valle, c'era un antico tratturo osco, che sviluppandosi sulla linea di mezza costa, riuniva i primitivi villaggi: quelli che in seguito sarebbero diventati i casali di Napoli.
Napoli si raggiungeva dalla Consolare Campana salendo da Cupa Pendine, lungo l'attuale via Marano-Quarto, via Casalanno, via Roma, via Speranza, via Vallesana e via Cupa dei Cani.
Mentre le strade torrente collegavano i boschi posti a monte con le nuove aree agricole a valle, il tratturo fungeva da collegamento commerciale con Napoli da una parte e con Pozzuoli dall'altra.
Nei boschi la macchia mediterranea veniva sostituita dal castagno, il cui legno era utilizzato per l'edilizia, per l'artigianato (ad esempio le ceste), per l'agricoltura, per i forni e per i camini domestici.
L'attuale chiesa di San Castrese fu realizzata all'inizio del 1600 su una chiesa medievale preesistente. Del primitivo edificio rimangono le dimensioni e le fondazioni. Sarebbe interessante, però, sviluppare un'indagine per sapere se nelle fondazioni, sotto lo strato degli intonaci o annegati nei pilastri tra le navate, c'è traccia dell'edificio medievale. La sua posizione è infatti ugualmente distante sia da Ballesanum sia da Maranum i due casali riportati nell'elenco federiciano del 1200.

Le tre piazze storiche sono:
- La Starza, di forma rettangolare che costituisce il centro dell'antico casale di Ballesanum (Vallesana). Intorno alla piazza l'impianto è regolare, con isolati stretti e profondi distribuiti secondo un ordine di cardi e decumani. I decumani secondari sono leggermente inclinati rispetto al cardo e, come un impianto di scolo delle acque, si collegano ai due primitivi canaloni, a oriente con Cupa Dormiglione e a occidente, con Cupa Fredda. Il cardo si estende da sud a nord e si collega assialmente con il Castello Scilla di origine angioina.
- Sangiuvanniello è invece uno slargo a forma irregolare ed è racchiuso da un'area urbana d'impianto medioevale (Casagiarusso). Un tempo il casale veniva chiamato Maranum.
- Arco è invece il nome della la piazza mercato, luogo della sintesi urbana dei due casali raccolti in unico centro a partire dal '500. La sua forza è di essere un fulcro collocato tra la via principale e le due strade torrenti e nello stesso tempo di essere sufficientemente vicina alla chiesa del Patrono San Castrese.
Camminando per le attuali strade, nate in quelle che un tempo erano le cupe, si leggono le trasformazioni a cui sono state soggette. Lungo i perimetri delle strade si alternano cortine architettoniche e muri di contenimento (foto 1 a pag. 12) che sorreggono giardini posti tra i tre e i quattro metri più in alto rispetto al livello stradale. Dietro le cortine, oltre gli androni, si alternano il cortile e l'orto giardino (foto 2 a pag 12) posti al livello dell'antica cresta del canalone. E laddove quest'habitat è sopravvissuto agli inserimenti edilizi - spesso abusivi -, oltre l'androne e attraverso il cortile si scorge l'orto giardino, con il suo fascino di paesaggio nascosto.

 

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